Nell’attuale situazione di emergenza da Covid-19, l’Associazione italiana ingegneri clinici (Aiic) richiama l’attenzione sulle problematiche di approvvigionamento tecnologico, necessarie per la creazione di nuove postazioni di terapia intensiva.
«Come professionisti stiamo contribuendo senza limiti di tempo e di impegno all’enorme sforzo che sta svolgendo il nostro Paese per fronteggiare la situazione creatasi con la diffusione del coronavirus», ha affermato Lorenzo Leogrande presidente Aiic, «la criticità attuale porta gli ingegneri clinici di tutta Italia, ad offrire in questi giorni il massimo contributo per assicurare la possibilità di allestire nuove postazioni di terapia intensiva, rispondendo alle direzioni sanitarie, alle unità di crisi, agli specialisti clinici impegnati in prima linea».
In alcune delle zone maggiormente colpite dell’epidemia (Lombardia e Emilia Romagna), è presente un servizio di Ingegneria clinica all’internodi ciascun ospedale, con l’obiettivo di dotare ogni struttura sanitaria di un servizio ben strutturato che gestisca il parco tecnologico.
«Gli ingegneri sono in grado di gestire tecnologie che possono essere recuperate internamente ad ogni ospedale spostandole da reparti in cui queste stesse apparecchiature ad oggi non sono utilizzate – prosegue il presidente -. In alternativa occorre poi procedere all’acquisto di materiali nuovi, soprattutto per attività di ventilazione e monitoraggio. E qui in effetti arriva la criticità maggiore, che vogliamo sottolineare come campanello d’allarme: iniziamo a registrare un progressivo assottigliamento dalle scorte delle aziende produttrici, scorte che in certi casi stanno terminando. Il rischio quindi è che di fronte a richieste che arrivano dalle strutture sanitarie ci possiamo trovare nella mancanza di un approvvigionamento tempestivo, visto che anche i fornitori stessi in certi casi hanno terminato le loro scorte e sono costretti a richiedere materiali ad alto contenuto tecnologico all’estero».
Nel descrivere come stanno operando gli ingegneri clinici in questi giorni, il presidente racconta: «L’evoluzione della patologia – sia per tipologia di malato che per numerosità – ha costretto i colleghi in prima linea a mostrare la massima capacità di reazione a situazioni che evolvono e si modificano quotidianamente. La conoscenza diretta del parco macchine, la sua corretta gestione e manutenzione, la disponibilità di sistemi di back up ha consentito il riutilizzo di tutta una serie di strumentazioni volutamente residenti nei depositi, in particolare per quanto riguarda le apparecchiature delle sale operatorie, delle terapie intensive e delle aree critiche in generale. La stretta collaborazione tra ingegnerie cliniche ed anestesisti ha consentito inoltre, l’adattamento in combinazione delle tecnologie presenti in sostituzione di sistemi più complessi coerentemente con il livello di severità delle condizioni dei pazienti».
In questo contesto emergenziale, l’Aiic assicura di monitorare costantemente la situazione in stretto contatto con le Unità di crisi, e ha deciso di spostare il 20° Convegno nazionale dell’Ingegneria clinica e biomedica – previsto per fine maggio a Milano, in date che saranno presto definite.