E’ la regione della Capitale, ma è anche un territorio con differenziazioni importanti per la gestione della sanità (e delle tecnologie): il Lazio è una sorta di “mondo a sé stante”, con una metropoli e con piccoli centri appenninici o del litorale. Essere ingegneri clinici in questa complessità territoriale e organizzativa non è sempre facile. Ci siamo fatti raccontare da Paolo Abundo e Veronica Bacocco – neo-referenti regionali – cosa significa “fare AIIC in Lazio”.
Ingegneri: in quanto referenti regionali AIIC ci descrivete come si sta muovendo l’Associazione nel territorio laziale?
Paolo Abundo, Veronica Bacocco – L’obiettivo principale che ci siamo dati come referenti regionali per questi anni è quello di ricostruire la rete regionale dei soci soprattutto per quanto riguarda le figure più esperte. Infatti la partecipazione dei giovani soci si è sempre mantenuta costante, ma purtroppo altrettanto non si può dire per gli ingegneri clinici senior e dei Dirigenti delle Aziende Pubbliche. Il momento non è il migliore per raggiungere l’obiettivo, la crisi pandemica COVID.19 e la gestione dei fondi del PNRR assorbe tantissime risorse tecniche e mentali che non lasciano molto spazio alle attività associative, soprattutto nel Lazio, che è una Regione che ha espresso un livello di organizzazione e di efficienza di altissimo livello nel periodo pandemico.
Su quali temi e ambiti siete particolarmente impegnati come realtà regionale?
Abundo – Bacocco – Per quanto detto, vorremmo coinvolgere i soci in materia di PNRR per quanto riguarda i grossi investimenti che ci accingiamo a governare, storici nel panorama pubblico degli ultimi 20 anni, senza però dimenticare anche attività più “quotidiane” come il servizio di gestione integrata delle apparecchiature di medio-bassa tecnologia nelle Strutture Ospedaliere. Tratteremo questi temi in due eventi che vogliamo organizzare nei prossimi 12 mesi.
Ci potete descrivere il livello di dialogo, relazione e collaborazione che esiste nella vostra regione tra AIIC ed i livelli della sanità regionale? Partecipate a tavoli di lavoro o di progettualità?
Abundo – Bacocco – Il Network di ingegneri clinici operanti presso le Strutture Ospedaliere, soprattutto pubbliche, si è molto consolidato nell’ultimo biennio, paradossalmente proprio grazie alla grave crisi sanitaria pandemica, e ciò al di là dell’appartenenza all’AIIC, ma proprio in quanto Ingegneri Clinici. Ciò ha portato ad un’assidua attività per gli organismi regionali apicali. Il sottoscritto, Paolo Abundo, ad esempio è stato nominato nel Gruppo di Lavoro per la predisposizione dei Capitolati Tecnici per le procedure di acquisto delle Grandi Apparecchiature Sanitarie con finanziamento POR-FESR, ma anche per i recenti Fondi PNRR, la cosiddetta Missione 6 – Salute Componente M6C2 – Investimento 1.1, Ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero.
Potete dirci se esistono buoni rapporti multidisciplinari e se state collaborando a progetti o iniziative insieme ad altre società scientifiche e professionali?
Abundo – Bacocco – Al momento non sono state avviate iniziative di questo tipo, ma non lo escludiamo per il prossimo futuro.
Ci sono iniziative, eventi, ricerche e collaborazioni che state avviando o avete già avviato nel vostro territorio?
Abundo – Bacocco – Sicuramente vorremmo iniziare ad istituire incontri periodici con tutti i soci della nostra regione per poter iniziare a costruire e rinsaldare la rete professionale del nostro territorio. A causa dell’emergenza sanitaria i primi incontri si svolgeranno on line, con la speranza di poter realizzare incontri di presenza. Obiettivo principale è quello di poter costruire un ambiente di confronto tra tutti i professionisti dell’ingegneria clinica del Lazio e cercare di far avvicinare ai temi dell’associazione anche chi negli anni non ne è stato coinvolto.
Non appena possibile inoltre vorremmo organizzare un evento formativo in presenza, sui temi anticipati, PNRR e Servizi Integrati di gestione delle apparecchiature di medio-bassa tecnologia.
Quali ritenete siano le più specifiche richieste in ambito formativo dei giovani ingegneri clinici in Lazio?
Abundo – Bacocco – I nostri giovani hanno bisogno di operatività e di toccare con mano le nozioni apprese grazie alle realtà universitarie regionali, tutte di alto livello. Il giovane ingegnere biomedico ha però fame di pratica, vuole respirare l’aria di chi gestisce sul campo e a 360 gradi le attività sul campo. In quest’ottica sono sempre più apprezzabili tirocini e stage concreti sia durante l’elaborazione delle tesi di Laurea che subito dopo.