Si è tenuto a Milano presso il Palazzo delle Stelline il Digital Health Summit, evento promosso da un board di realtà che vede in prima fila anche l’Associazione Italiana Ingegneri Clinici (oltre ad Aiop, Assobiotec, Confindustria Dispositivi Medici, Fiaso, Farmindustria ed Egualia). AIIC è stata presente con le relazioni del presidente Umberto Nocco, del past president Lorenzo Leogrande, di Emilio Chiarolla, di Maurizio Rizzetto e di Aldo Mauro.
NOCCO E LA SICUREZZA
“Con l’avvento della digitalizzazione e l’inserimento delle apparecchiature elettromedicali all’interno di reti informatiche, si estende il concetto di sicurezza”, è stato il punto di partenza dell’intervento di Nocco nella Sessione inaugurale dell’evento, “dobbiamo pertanto estendere l’idea di sicurezza oltre il perimetro ormai superato della sicurezza elettrica. Oggi occorre grande vigilanza sulle tematiche di protezione del paziente da potenziali falle all’interno dei processi di manutenzione delle apparecchiature. Per quello desideriamo sottolineare, come Ingegneri Clinici, la necessità di avviare una nuova cultura della sicurezza in cui la difesa del dato non sia affrontata come argomento di privacy quanto come tema di protezione del dato in sé, come parte integrante del patrimonio personale”. “Per fare questo – ha affermato il presidente AIIC – servono competenze specifiche da formare all’interno dell’Ingegneria Clinica, già esistenti ma su cui investire in modo sempre più preciso e specifico”. In relazione al tema delle competenze digitali, Nocco ha sottolineato che la professione dell’Ingegnere Clinico “ha mostrato da sempre predisposizione e sensibilità, anzitutto per una coerenza accademica e di programmi di studio, ma soprattutto grazie ad una azione di confronto quotidiano sul campo. La conclusione del presidente AIIC porta al tema della collaborazione interdisciplinare: “E’ oggi essenziale sviluppare la capacità di collaborare fattivamente tra figure professionali che lavorano all’interno delle strutture sanitarie. Le professioni che al pari degli Ingegneri Clinici dispongono di competenze verticali, possono opportunamente integrarsi e fornire la situazione ottimale alla gestione della sicurezza dei pazienti”.
LEOGRANDE E LE COMPETENZE DIGITALI
Intervenendo nella tavola rotonda Come contribuire allo sviluppo delle competenze digitali in sanità, Lorenzo Leogrande ha affermato che le “tecnologie elettromedicali e i dispositivi medici in generale sono cambiati tanto in questi anni, non solo sotto il profilo funzionale, ma soprattutto in relazione alla componente digitale, e quindi alla capacità di produrre dati e informazioni. La nostra professione di Ingegneri Clinici può considerarsi ‘fortunata’ rispetto al neo bisogno formativo di far fronte alla digitalizzazione imperante, perché ha avuto la possibilità di adeguarsi in corso d’opera e nei fatti, pur dovendo evidenziare che le ben note problematiche (privacy, interoperabilità e soprattutto cybersecurity) vanno assumendo una importanza e un ruolo dirompente di giorno in giorno, e la necessità di farvi fronte con un’organizzazione adeguata rappresentano una sfida tutt’altro che banale”. In generale, ha proseguito il past president AIIC, le competenze digitali rappresentano e rappresenteranno sempre più una conoscenza trasversale per tutti e per le diverse professioni sanitarie e non: “formazione ed esperienza sul campo avranno un ruolo fondamentale nella corretta implementazione di quella che ora in avanti sarà una vera e propria trasformazione digitale”. A livello accademico la sfida è quella di aggiornare i programmi di tutti i corsi di studio di operatori sanitari e medici, in modo che tutti i professionisti sin dall’inizio della loro formazione accademica, contemplino un adeguato livello di conoscenza rispetto alle nuove necessità digitali. “Nel quotidiano – ha precisato l’esponente AIIC – sarà l’user experience a fare la differenza nella logica del learning by doing”. Ha concluso Leogrande: “Oggi rischiamo di prediligere fragilissime logiche ‘ibride’ all’interno del mercato della formazione, con didattiche che mettono a disposizione programmi formativi a mezza via tra diverse professioni, con percorsi che non rispondono a una reale necessità. Oggi – al contrario – serve forte specializzazione, competenza, e soprattutto chiara identità. La multidisciplinarietà deve prevalere sulla logiche delle ‘vie di mezzo’, che rischiano solo di creare confusione. L’identità professionale è l’autentica risposta alla tumultuosa sollecitazione delle tecnologie e dei bisogni”.
CHIAROLLA E LA TELEMEDICINA
Nel Digital Health Summit, Emilio Chiarolla ha illustrato (nella sessione Gli elementi propulsivi della Riforma Agenas e gli impatti organizzativo-funzionali sul territorio) le principali attività a cui sta partecipando a livello nazionale nell’ambito della telemedicina, partendo dai dati della survey di ottobre 2021 (che ha indicato un settore diffuso a macchia di leopardo e non connesso ai servizi nazionali e regionali: Cup, Spid, anagrafica e sopratutto Fse), sottolineando la necessità di un’architettura nazionale che preveda “una piattaforma nazionale abilitante che consenta di collegare le piattaforme regionali”. “Questa misura – ha detto Chiarolla – vede oggi come soggetto attuatore Agenas. Nell’ambito della componente 2 della Missione 6, il Ministero sta predisponendo una piattaforma per accompagnare il processo di diffusione dei servizi facendo formazione e informazione, oltre a predisporre una vetrina delle soluzioni possibili”. Chiarolla ha ricordato che sono già stati individuati quasi 140 item per valutare la qualità delle soluzioni (robustezza, privacy, usabilità…), oltre che la possibilità di collegamento ai sistemi di sanità digitale per garantire l’interoperabilità e l’integrazione con questi servizi.
MAURO E L’ASSISTENZA DOMICILIARE
La sessione in cui è intervenuto Aldo Mauro era relativa a “prevenzione, cura e assistenza“. Qui Mauro è partito “facendo riferimento al diritto alla migliore opportunità di cura, ponendo l’accento sulle difficoltà che si incontrano passando dalla fase di programmazione nazionale alla fase di organizzazione e gestione dell’assistenza”. Il coordinatore di AIIC Calabria ha mostrato i numeri dell’attuale capacità nazionale di assistenza domiciliare e si è concentrato sul servizio da lui seguito di “ospedalizzazione domiciliare” (unico nel suo genere in Italia), “facendo capire come sia complessa la fase di organizzazione e gestione di una centrale operativa con annesso centro servizi”, approfondendo poi la “gestione dei dispositivi domiciliari facendo l’esempio delle manutenzioni e delle verifiche di taratura”. Mauro ha inoltre presentato l’importanza della figura dell’Ingegnere Clinico per la gestione di tutti questi processi, facendo notare che “purtroppo in termini di digitalizzazione l’Italia si trova al 19° posto in base alle ultime statistiche internazionali”.