Tre temi condivisi tra otto Nazioni: codifica della professione, nuovo regolamento europeo medical device, nomenclatura dei dispositivi.
Otto delegazioni provenienti dai Paesi europei che si affacciamo sul Mediterraneo hanno animato il workshop “Il ruolo dell’Ingegneria clinica nella Sanità che cambia. Confronto con i Paesi del Mediterraneo” simposio che ha coinvolto ingegneri clinici e biomedici all’interno del Forum del Mediterraneo in Sanità in corso di svolgimento a Bari. Erano presenti Francia, Spagna, Grecia, Croazia, Albania, Montenegro, Bosnia Erzegovina, oltre all’Italia (rappresentata al tavolo dei relatori da Paolo Lago e Stefano Bergamasco, membri AIIC), al lavoro con un obiettivo che Lorenzo Leogrande (presidente AIIC) ha così sintetizzato aprendo il confronto: «Il nostro auspicio è quello di lanciare da Bari una consuetudine di incontro autorevole tra Paesi e professionisti del Mediterraneo, istituzionalizzarlo con puntualità nei prossimi anni, creando documenti condivisi in grado di delineare principi comuni e che siano in grado di far circolare e posizionare a livello istituzionale e mediatico i valori e le problematiche che la nostra professione vuole esprimere». Coerenti con questa “visione di network”, gli interventi dei delegati internazionali hanno presentato storia, condizioni operative, numeri, caratteristiche e valori delle esperienze di ingegneria clinica nei vari Paesi europei, in una ovvia differenziazione di esperienze che vanno dalla giovanissima realtà Bosniaca (la società degli ingegneri clinici ha pochi anni di vita), alla lunga tradizione dell’ingegneria clinica francese. In ogni caso le problematiche professionali comuni non mancano: proprio Christopher Parret (responsabile del servizio di ingegneria clinica dell’Ospedale di Grenoble e membro del direttivo dell’AFIB), ha osservato che nel tempo presente «il problema della risorse per il mantenimento della qualità dei servizi in sanità ed assicurare l’innovazione tecnologica ci accomuna tutti, senza distinzione geografica e territoriale. Trovare il modo per condividere le migliori esperienze, per cercare di comprendere come sviluppare al meglio i nostri servizi di ingegneria clinica è un obiettivo che tutti auspichiamo». A queste osservazioni si è collegato Nicolas Pallikarakis (Hellenic Society of Biomedical Technology, ELEVIT), che ha suggerito che «il confronto sul Nuovo Regolamento Europeo sui medical device è qualcosa che ci può unire da subito, e quindi può essere terreno di rapida collaborazione internazionale, per garantire un’implementazione equilibrata e coerente delle nuove regole in tutti i Paesi europei». Al termine dei lavori le delegazioni presenti hanno concordato su alcuni punti di lavoro e discussione, argomenti condivisi e concordati che diventeranno nelle prossime settimane uno statement europeo distribuito nei paesi partecipanti (all’interno dei Ministeri della Salute, delle direzioni generali, delle ingegnerie cliniche) e sarà soprattutto consegnato alla Direzione Dispositivi medici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO).
I tre temi condivisi dalle delegazioni a Bari (che verranno ora definiti ed ampliati) sono i seguenti:
– 1 – L’ingegneria clinica è una professione chiave per la sicurezza dei pazienti ed il contenimento dei costi in sanità. Si auspica pertanto che l’iniziativa in corso presso l’International Labour Organization, volta all’inserimento dell’ingegneria clinica nell’elenco delle professioni internazionalmente codificate, giunga ad una conclusione positiva. Questo è anche supportato da una recente survey mondiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha rilevato in oltre 800.000 il numero di ingegneri biomedici e clinici che operano a livello mondiale
– 2 – Vi è una forte necessità di uniformare a livello mondiale la codifica e la nomenclatura dei dispositivi medici. Le delegazioni riunite a Bari intendono fornire un forte appoggio al progetto di definizione di un sistema di codifica e nomenclatura universale promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
– 3 – I nuovi Regolamenti europei sui Dispositivi medici e sui Dispositivi medico diagnostici in vitro sono una grande opportunità per migliorare ed uniformare su scala europea le regole sulla sicurezza dei dispositivi. Al termine del workshop di Bari si auspica che alla scadenza del 2020 (piena entrata in vigore del regolamento sui DM) tutti i tasselli ancora mancanti (es. definizione di alcune specifiche tecniche, adozione di una codifica europea dei dispositivi medici, piena attivazione della banca dati Eudamed, etc.) siano definiti con chiarezza per non svuotare di significato alcuni passaggi importanti del regolamento lasciando nell’incertezza applicativa gli operatori del settore.
«Questi punti di lavoro condivisi durante il Forum – ha commentato Stefano Bergamasco concludendo il workshop – saranno nei prossimi tempi sviluppati all’interno di un lavoro analitico tra i board delle delegazioni presenti, al fine anche di incrementare le collaborazioni tra le associazioni di ingegneri clinici dei diversi Paesi europei, condividendo dati, best practice e storie di successo». L’incontro di Bari, si è concluso dando appuntamento a tutti gli operatori dell’ingegneria clinica e biomedica al prossimo Clinical Engineering Day, evento internazionale della professione che si terrà – in forma digitale e a distanza – il prossimo 21 ottobre, con il coinvolgimento di oltre 40 associazioni professionali disseminate nei cinque continenti, dalla Cina agli USA, dal Brasile all’Australia.