L’Associazione Scientifica per la Sanità Digitale-ASSD (Associazione che ha come scopo proprio l’aggiornamento nell’ambio della cultura della sanità elettronica, della sanità digitale, delle tecnologie ICT nel comparto salute) ha promosso per lo scorso 10 gennaio l’evento “Applicazioni di Intelligenza artificiale in Sanità, progetti operativi e in itinere” (Teatro Ratti-ESRI, Via Casilina, Roma; ESRI era tra i partner dell’appuntamento) all’interno del quale Leandro Pecchia (presidente della Società europea di ingegneria biomedica-Eambes e direttore presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma, della nuova Unità di ricerca in Intelligent health technology) ha proposto una lezione magistrale seguita da un ampio approfondimento a più voci. Introdotto dal presidente ASSD, Gregorio Cosentino, Pecchia ha puntato la sua attenzione sui tanti ambiti in cui ormai l’intelligenza artificiale è entrata apportando importanti innovazioni, mentre il dialogo successivo ne ha approfondito alcuni spunti, grazie agli interventi-domande di Anna Crescenzi (Campus Biomedico), Pierpaola d’Alessandro (Comune di Roma), Salvatore Fregola (ASSD), Marco Foracchia (AISIS) e Mauro Grigioni (ISS). L’intervento di Leogrande si è focalizzato su alcuni aspetti: c’è una grande sensibilità e c’è un grande fermento nell’ambito AI, ma questa ci porta a cogliere un certo gap esistente nel settore tra “sviluppo e capacità decisionale delle istituzioni”. La preoccupazione espressa da Leogrande è che il tutto rimanga troppo a lungo in una fase di “tendenze e mode” senza entrare in una fase matura, capace di condividere e seguire indirizzi istituzionali chiari e condivisi. La considerazione inevitabile è quindi la seguente: abbiamo la necessità di una governance a livello istituzionale che dia sviluppo coordinato al sistema, una scelta che deve essere sostenuta anche dall’Accademia oltre che dalle società scientifiche, per favorire che l’ambito dell’intelligenza artificiale si sviluppi in un contesto chiaro, con organizzazioni e competenze condivise e comuni. Queste sottolineature sono state anche integrate con due considerazioni di più ampio spettro da parte di Leogrande: il PNRR ed il Payback per le aziende di tecnologie sanitarie e Md non sembrano due strumenti che abbiano centrato in pieno il tema del buongoverno delle tecnologie. Il primo perché ha distribuito risorse sulle grandi tecnologie e sulla digitalizzazione senza occuparsi appieno delle professionalità e dell’organizzazione a supporto; il secondo perché la penalizzazione del comparto produttivo non pare essere la miglior via per attrarre anche nel nostro Paese gli investimenti innovativi dei grandi marchi internazionali. Servirebbe quindi un approccio istituzionale complessivo che si concentri su criticità attuali, sviluppi e innovazione solo così i gap (più di uno) possono essere superati. Rispondendo al past-president AIIC, Pecchia ha chiarito il suo pensiero in merito allo sviluppo “politico-istituzionale” del settore ed al possibile “gap esistente” (riferito soprattutto all’AI): il rischio del gap è evidente e già presente, ma è l’ambito europeo che deve sviluppare percorsi chiari e uniformi, con il coinvolgimento di player ed esperti, soprattutto perché è impossibile pensare ad una “via italiana all’intelligenza artificiale”, visione ristretta che non può essere adottata di fronte ad un tema così ampio, globale e interconnesso.