Si è tenuto sui canali web di Trendsanità il live-workshop La sanità alla prova dell’intelligenza artificiale in cui sono intervenuti – in un confronto moderato dal direttore Rossella Iannone – il presidente AIIC Umberto Nocco ed il presidente SIHTA Giandomenico Nollo. Contenuti del dialogo sono state le sfide poste dall’AI ai sistemi sanitari, alle cornici etiche degli stessi, agli sviluppi organizzativi ed alle competenze professionali. Durante l’evento è stato presentato un sondaggio che ha mostrato quanto (in ambito di professionisti) si attenda il contributo dell’Intelligenza artificiale e quanto si tema la deresponsabilizzazione della componente medica. “Questi due dati opposti compongono le due facce della medaglia di fronte a questa accelerazione tecnologica”, ha sottolineato Nocco, “da un lato infatti ci si attende che l’Intelligenza artificiale sia riposta ad ogni domanda, e dall’altro si osserva con timore il fatto che la componente umana in sanità vada in secondo piano. La cautela nell’osservare questi due aspetti dovrebbe essere essenziale”.
Dal punto di vista degli ingegneri clinici, invece, Nocco ha osservato che “il contributo dell’AI può essere fondamentale nel supportare il processo clinico, fornendo ausilio importante alla diagnosi. Ma noi direttamente ci attendiamo un positivo impatto nell’area tecnico-amministrativa, nell’analisi e comprensione degli effettivi bisogni tecnologici, nella rivisitazione degli spazi ospedalieri in funzione della reale operatività. Sappiamo in sintesi di poter avere a disposizione uno strumento che possa supportare nelle scelte anche operative del nostro settore e questo è indubbiamente un’opportunità eccezionale”. “Di fronte a questa opportunità – ha però sottolineato Nocco – che abbiamo la necessità di saper raccogliere e governare il dato: dobbiamo attrezzarci per fornire dati affinché il sistema sanitario abbia a disposizione tutto ciò che gli serve per implementare un sistema di intelligenza artificiale appropriato. Purtroppo abbiamo carenze di base da superare, e viviamo anche in un contesto normativo molto stringente, con vincoli tutti italiani di privacy che sono un gate d’ingresso particolarmente pesante”. Di fronte alla domanda conclusiva se sia utile ipotizzare un “piano nazionale di formazione alla digital health”, il presidente AIIC ha risposto che “sarebbe certamente utile. Abbiamo tutti bisogno di un percorso formativo e culturale, sia come professionisti che anche come mondo dei cittadini e dei pazienti e credo che la società intera dovrebbe essere formata ad una visione complessiva delle opportunità della sanità digitale. Non a caso AIIC da alcuni anni al suo Convegno nazionale sta lanciando provocazioni che riguardano alcuni macro temi che travalicano il singolo contesto dell’ingegneria clinica per cercare di creare un dibattito complessivo che riguardi tutti, professionisti, istituzioni e cittadini, coinvolti nella riflessione su cultura digitale, sfida sociale ed ecostistema tecnologico”.