L’Osservatorio parco installato delle tecnologie di diagnostica per immagini, promosso da Confindustria Dispositivi Medici, ha pubblicato i suoi ultimi dati. La fotografia che ne emerge è piuttosto preoccupante, visto che “sono quasi 37mila le apparecchiature di diagnostica per immagini presenti in Italia non più in linea con l’attuale livello di innovazione. Tra quelle più vecchie di 10 anni il 92% dei mammografi convenzionali, il 96% delle Tac (meno di 16 slice), il 91% dei sistemi radiografici fissi convenzionali, l’80,8% delle unità mobili radiografiche convenzionali, il 30,5% delle risonanze magnetiche chiuse (1-1,5 tesla)”. I dati sono riferiti al 2021 e sono stati presentati in collaborazione con AIIC e con SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica).
Nell’occasione è intervenuto per AIIC Giovanni Guizzetti, che ha affermato che “la disponibilità di dati completi sulle grandi apparecchiature diagnostiche ci permetterà, alla fine del 2024, di valutare l’impatto della Mission 6 c. 2 del PNRR, che prevede la sostituzione di 2.200 grandi apparecchiature (più 900 ecografi). Rimangono aperte due questioni fondamentali: l’obsolescenza di un’apparecchiatura comporta automaticamente la necessità di una sua sostituzione? E quando un’apparecchiatura può essere definita obsoleta? È evidente, infatti, che un piano di sostituzione basato solo sull’età anagrafica dell’apparecchiatura, senza prevedere quale uso se ne faccia, in termini di quali e quante prestazioni, sia a forte rischio di inappropriatezza. L’obiettivo che ci dobbiamo porre, quindi, è di arrivare ad una condivisione, tra aziende produttrici/distributrici, utilizzatori ed esperti di tecnologia, di criteri che individuino quale complessità tecnologica sia davvero necessaria per produrre una determinata prestazione e quante prestazioni rendano appropriata la disponibilità di una grande apparecchiatura”.
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