La telemedicina è sempre più al centro delle attenzioni scientifiche, multidsciplinari, organizzative anche nel nostro Paese. Lo dimostra anche
l’interesse con cui è stata seguita l’International Consensus Assembly on telemedicine promosso dalla SIT – Società Italiana di Telemedicina (Bologna 10-11 marzo), evento che ha goduto del patrocinio di AIIC e a cui hanno partecipato in differenti vesti e funzioni anche rappresentanti dell’Associazione.
Alla tavola rotonda interassociativa dedicata ad avviare un documento di riferimento tra varie realtà professionali è stato presente anche il presidenteUmberto Nocco, che ha confermato “la grande attenzione che AIIC offre alla telemedicina ormai da anni. Ci trova assolutamente favorevoli e concordi con l’ipotesi di sviluppare un documento interassociativo che posizioni la vastità del tema della
telemedicina all’interno del nostro SSN, ben coscienti che sui sistemi tecnologici che rendono possibili la televistia, la telediagnosi e il teleconsulto – solo per citarne alcuni – si basa gran parte del futuro della sanità del nostro Paese. Non a caso anche all’interno del nostro prossimo 23° Convegno approfondiremo questi temi, senza mai far venire meno il contributo autorevole che l’ingegneria clinica offre al dialogo con le altre professioni della sanità”.
Sono intervenuti poi a Bologna anche Emilio Chiarolla (che fa parte anche del Comitato Scientifico SIT) ed Aldo Mauro. Chiarolla ha co-moderato con Mario Coccioli e Giuseppe Di Giuseppe, la sessione sui dispositivi medici in uso per telemedicina: “Ho introdotto i lavori della sessione sui dispositivi per la home care a media intensità di cura in ambito cardiologico, pediatrico e per la cronicità. Il nuovo Regolamento europeo pone l’accento sulla necessità di certificare l’intera catena dei dispostivi e software, ovvero dai dispositivi medici con cui si rilevano i parametri vitali fino ai software di elaborazione, visualizzazione e di intelligenza artificiale che consentono ai clinici il monitoraggio o di formulare un diagnosi. I dispositivi per l’home care si trovano fuori dal contesto protetto, come avviene in ospedale, e direttamente utilizzati dai pazienti o caregiver; pertanto fin dalla loro progettazione un elemento di attenzione deve essere posta all’usabilità, concetto finalmente stressato dai due regolamenti europei. Il concetto di usabilità è poi stato ripreso e declinato nell’intervento di Fernanda Gellona”. Chiarolla è poi intervenuto nella sessione Piattaforme e soluzioni per la digitalizzazione territoriale, dove ha riportato “riflessioni maturate all’interno del gruppo SIT Puglia in merito all’utilizzo delle strutture già esistenti e presenti in maniera capillare sul territorio, le farmacie dei servizi nelle aree rurali. Ovviamente un’attenzione va posta agli standard tecnologici per l’integrazione con le infrastrutture di regionali e nazionali”.
Aldo Mauro invece ha portato il suo contributo nell’area dei “premi SIT”. Nel programma dell’evento di Bologna sono stati previsti ampi spazi per la presentazione di lavori scientifici in forma di abstract e free communication attinenti alle tre aree tematiche: Human Sciences, Medical Sciences e Health Tech. I lavori hanno concorso all’assegnazione dei premi intitolati al fondatore della SIT, Giancarmine Russo. Sottolinea Aldo Mauro: “E’ stato per me un onore portare le competenze e la esperienza di ingegnere clinico per esaminare i lavori attinenti all’area Health Tech. In particolare ho avuto il piacere di valutare diciassette lavori scientifici che raccontavano esperienze nazionali in merito all’applicazione della telemedicina nell’ambito della telecardiologia, teleriabilitazione, telerefertazione, telemonitoraggio, monitoraggio post operatorio, oncologia etc. Tutti i lavori presentati hanno dimostrato come la sanità stia vedendo le routine assistenziali modificarsi grazie all’impatto notevole che la telemedicina sta avendo nel nostro mondo. Il ruolo dell’ingegnere clinico in questo contesto in continuo mutamento – conclude Mauro – è e deve essere primario, perché le competenze che storicamente sono associate alla nostra figura, maturate nell’ambito della gestione delle tecnologie, ci pongono come anello di congiunzione ideale fra il medico e l’innovazione tecnologica. Questo fra l’altro è dimostrato dal fatto che una associazione tipicamente medica quale la SIT abbia fin da subito capito la natura multidisciplinare della telemedicina e si sia dotata di un organo come il Comitato Tecnico Scientifico di cui mi pregio di far parte”.